LA
TRIGONOMETRIA E GEORG JOACHIM RHETICUS
La trigonometria (dal greco
trígonon (τρίγωνον, triangolo) e métron (μέτρον, misura): risoluzione del
triangolo) è la parte della matematica che studia i triangoli
a partire dai loro angoli.
Il compito principale della trigonometria, così come rivela l'etimologia del
nome, consiste nel calcolare le misure che caratterizzano gli elementi di un triangolo
(lati, angoli,
mediane, etc.) partendo da altre misure già
note (almeno tre, di cui almeno una lunghezza), per mezzo di speciali funzioni.
Tale compito
è indicato come risoluzione del triangolo. È anche possibile servirsi di
calcoli trigonometrici nella risoluzione di problemi correlati a figure
geometriche più complesse, come poligoni o figure geometriche solide, ed in molti altri rami
della matematica. Le funzioni trigonometriche (le più
importanti delle quali sono il seno
e il coseno),
introdotte in questo ambito, vengono anche usate in maniera indipendente dalla geometria,
comparendo anche in altri campi della matematica e delle sue applicazioni, ad
esempio in connessione con la funzione esponenziale o con le operazioni vettoriali.
Le
origini
Per molti
secoli, la trigonometria dovette i suoi progressi quasi esclusivamente
all'opera di grandi astronomi e geografi. Infatti, la fondazione di questa scienza
si deve a Ipparco di Nicea e a Claudio
Tolomeo, entrambi più astronomi e geografi che matematici.
Contributi notevoli furono apportati a questa scienza dagli arabi, dal francese
Levi ben Gershon e, successivamente, da Niccolò Copernico e Tycho Brahe,
intenti a descrivere e a prevedere con sempre maggior precisione i fenomeni
celesti, anche per un più esatto e comodo calcolo di longitudini
e latitudini.
Georg Joachim Rheticus
Georg Joachim Rheticus o Retico
(Feldkirch,
16 febbraio
1514 – Kaschau,
4 dicembre
1574) è stato
un matematico e astronomo austriaco.
Biografia
Nacque da Georg Jserin e Tommasina de Porris, italiana. Suo padre,
un medico accusato di stregoneria e di appropriazione di beni dei
propri clienti, nel 1528
venne giustiziato e la sua famiglia dovette abbandonare il suo cognome.
Retico, così, assunse il cognome della madre.
Si laureò Magister artium a 22 anni all'Università di Wittenberg e l'anno
successivo, nel 1536,
vi ottenne una cattedra di astronomia e matematica, durante lo scatenarsi della Riforma protestante, grazie all'apporto e la
fiducia di Filippo Melantone. Tra i 22 ed i 24 anni
viaggiò per l'intera Europa ed ebbe modo di conoscere alcuni dei più importanti
scienziati dell'epoca, come il matematico ed astronomo Johannes Schöner e l'astronomo ed astrologo Johannes Stöffler.
Recatosi nel 1539 a Frombork, sul mar Baltico,
per conoscere di persona Niccolò Copernico, vi restò due anni per
studiare approfonditamente la teoria eliocentrica. Scrisse allora l'opera
De libris revolutionum Copernici narratio prima, stampata anonima a
Danzica nel 1540 e ristampata a Basilea l'anno successivo con l'indicazione
dell'autore. Quest'opera fu la prima esposizione a stampa delle idee
copernicane di cui circolava, però, da alcuni decenni una breve esposizione
manoscritta il Commentariolus. Nel 1542, inoltre, curò la prima
pubblicazione del De lateribus et angulis triangulorum ("Sui lati e
gli angoli dei triangoli"); un lavoro di Copernico che l'anno successivo
fu inserito nel suo De revolutionibus. Nel maggio, inoltre si recò a
Norimberga per curare la stampa dell'opera di Copernico, ma dopo pochi mesi
dovette partire per Lipsia, dove aveva ottenuto un incarico di insegnamento
universitario.
Per quanto
riguarda Nicolò Copernico (19 febbraio 1473,
Torino – 24 maggio 1543, Frombork) è
importante sottolineare che è stato un astronomo,
matematico
e presbitero
polacco;
laureato in diritto canonico presso l'Università di Ferrara nel 1503, è famoso
per aver propugnato, difeso e alla fine definitivamente promosso l'evidenza eliocentrica
contro il geocentrismo fino ad allora sostenuto nel mondo
cristiano. Benché non fosse stato il primo a formulare tale teoria, fu lo
scienziato che più rigorosamente riuscì a dimostrarla tramite procedimenti
matematici. Copernico fu anche ecclesiastico,
giurista,
governatore e medico..
Nicolò Copernico pubblica la sua unica opera, il De
Revolutionibus Orbium caelestium, ovvero il trattato “Sulle rivoluzioni
degli orbi celesti”, nel 1543, pochi mesi prima della sua morte. L’opera,
divisa in sei libri, `e dedicata a Papa Paolo III. Il titolo fa riferimento a
concetti dell’astronomia antica: per Copernico, il termine revolutio denota le
rotazioni costanti e uniformi delle sfere celesti, chiamate anche “orbi”, le
quali trascinano con s´e i pianeti.
Ma l’opera di
Copernico `e in realt`a una vera e propria “rivoluzione” in molti settori della
cultura del suo tempo: in astronomia (dove si scontra con il modello tolemaico
che rappresentava da 14 secoli un paradigma cosmologico indiscusso ed
indiscutibile) perch´e spiega elegantemente il movimento dei pianeti e apre il
cammino alla conoscenza delle reali dimensioni del sistema solare; in filosofia
(dove si scontra con gli assunti aristotelici) perch´e apre la mente ad una
nuova concezione del mondo e dell’universo, del quale l’Uomo non occupa piu`
“il centro”: in teologia, perch´e si scontra con l’interpretazione letterale
dei testi sacri.
Copernico ´e
perfettamente cosciente dei grandi cambiamenti che sta per introdurre, ma non
`e in grado di intuirne per intero il significato, che trascende l’ambito stesso
dell’astronomia.
L’ipotesi
eliocentrica, fondamento della teoria copernicana, non era comunque un fatto
nuovo, essendo gi`a stata formulata nel III sec. a.C. da Aristarco e ripresa
nel tardo Medioevo da Grossatesta, Buridano e Oresme, ma `e solo in epoca
rinascimentale che trova terreno culturale fertile per affermarsi, seppure tra
molte difficoltà.
Il
sistema copernicano
Il sistema
copernicano può sintetizzarsi nelle seguenti affermazioni:
1. il centro
della Terra non `e il centro dell’Universo, ma solo il centro della massa
terrestre e dell’orbita della Luna
2. tutti i
pianeti si muovono lungo orbite il cui centro `e il Sole, che quindi `e al
centro dell’Universo
3. la
distanza fra la Terra ed il Sole, paragonata alla distanza fra la Terra e le
stelle del Firmamento, `e infinitamente piccola
4. il
movimento del Sole durante il giorno `e solo apparente, e rappresenta l’effetto
di una rotazione che la Terra compie intorno al proprio asse durante le 24 ore,
rotazione sempre parallela a s´e stessa
5. la Terra
(insieme alla Luna, ed esattamente come gli altri pianeti) si muove intorno al
Sole, ed i movimenti che questo sembra compiere (durante il giorno e nelle
diverse stagioni dell’anno) altro non sono che l’effetto del reale movimento
della Terra
6. i
movimenti della Terra e degli altri pianeti intorno al Sole possono spiegare le
stazioni (punti di fermata apparente), le stagioni e le altre particolarit`a
dei movimenti planetari.
Copernico
fonda queste sue affermazioni su tre postulati filosofici fondamentali, di
evidente origine neoplatonica:
• l’Universo
ha forma sferica
• la Terra ha
forma sferica
• i moti dei
pianeti devono essere composti da moti circolari uniformi.
Egli non può ammettere
la mancanza di uniformità perché “l’intelletto indietreggia con orrore, essendo
indegno di sostenere una tale veduta intorno ai corpi, che sono costituiti
nell’ordine più perfetto.” Ecco, quindi, l’importanza della sfera e della circonferenza,
simboli filosofici di perfezione, che rappresentano la linea guida del suo
lavoro. Un altro punto fondamentale `e la ricerca della semplicità teorica che
lo porta a pensare che debba essere la Terra a ruotare attorno a se stessa,
piuttosto che tutta la sfera celeste, anche se ci`o sembra essere in contrasto
con l’apparenza fondata sul senso comune. Del resto, le principali obiezioni di
Copernico all’ipotesi tolemaica dell’immobilità della Terra hanno come base
delle conoscenze fisiche che i Greci antichi non potevano possedere. Vediamole
in dettaglio:
La
cosmologia copernicana
Figura 1.1:
Il Sole e i pianeti secondo il modello eliocentrico copernicano.
Tolomeo
affermava che se la Terra fosse in movimento, un oggetto lanciato in aria
sarebbe ricaduto più indietro rispetto al punto di lancio. A questa conclusione
Copernico obietta che il moto di un oggetto lanciato in aria `e dato da due
componenti: una componente verticale dovuta al lancio verso l’alto, e una
componente orizzontale dovuta al movimento rotatorio della Terra. Un oggetto
ricade lungo la verticale esattamente nel punto di lancio per il semplice fatto
che noi stessi partecipiamo alla componente orizzontale del moto, causato dalla
rotazione terrestre, e poiché tale moto è condiviso con tutti gli oggetti sulla
superficie terrestre, non ce ne possiamo accorgere anche se è sempre presente.
Tolomeo
inoltre supponeva che se la Terra ruotasse attorno a se stessa avrebbe dovuto
disintegrarsi per l’elevata velocità. A questa osservazione Copernico risponde
facendo osservare quanto maggiormente dovrebbe disintegrarsi la sfera delle
stelle fisse, dato che le stelle, essendo molto distanti, dovrebbero muoversi
con una velocità di rotazione molto più elevata di quella della Terra.
La teoria
eliocentrica, afferma infine Copernico, spiega in maniera più semplice alcune
caratteristiche incomprensibili del moto dei pianeti sugli epicicli. Ad
esempio, secondo Tolomeo, i pianeti esterni, e solo loro, dovevano compiere un
giro sui loro epicicli nello stesso tempo impiegato dal Sole per girare attorno
alla Terra (e questo perché , da un giorno con l’altro, la loro posizione in
cielo varia di pochissimo). Ma perché
questa particolarità? Copernico, posizionando il Sole al centro,
dimostra che le strane caratteristiche dei moti planetari sono semplicemente
una conseguenza del moto terrestre. Inoltre, mettendo la Terra al terzo posto
nella sequenza delle distanze planetarie dal Sole (cioè tra Venere e Marte) gli
risulta possibile dividere i pianeti in due insiemi ben distinti: pianeti
interni (Mercurio e Venere) e pianeti esterni (Marte, Giove e Saturno). Viene in
questo modo chiarito in modo semplice l’inspiegabile necessità tolemaica di
differenziare il meccanismo degli epicicli di questi due gruppi di pianeti. E’
qui che si evidenzia la più consistente semplificazione introdotta dal sistema
copernicano rispetto a quello tolemaico.
In
realtà Copernico non può ancora sapere
che le orbite planetarie non sono effettivamente circolari e che i moti dei
pianeti non sono per niente uniformi.
Ed ´e proprio
per questo motivo, cioè per fare in modo che il suo modello cosmologico
rispecchi nel modo più preciso possibile la posizione in cielo dei pianeti
anche dopo intervalli di tempo molto lunghi, che anche Copernico si vede costretto
ad usare un sistema di epicicli ed eccentrici per spiegare quelle apparenti
anomalie del moto planetario che anche la teoria eliocentrica originale non era
in grado di interpretare alla perfezione. Il risultato finale di questo
successivo lavoro di aggiustamento modifica il modello originale facendogli
perdere gran parte di quella semplicità teorica che lo caratterizzava. In
alcuni casi (es. il sistema Sole-Terra) lo schema eliocentrico risulta
addirittura più complesso di quello tolemaico.
Il sistema copernicano non rappresenta il sistema cosmologico oggi
noto: i suoi principali difetti consistono nel conservare ancora una struttura
ad epicicli, e nel fatto che i moti dei pianeti (che nella realtà avvengono su
orbite ellittiche), erano interpretati ancora attraverso composizioni di orbite
assolutamente circolari. Soltanto con l’opera di Keplero si riuscirà finalmente
a superare questo “pregiudizio” filosofico sulla necessità di avere moti
necessariamente circolari.
Bibliografia e storiografia:
Enciclopedia
Treccani
Wikipedia,
enciclopedia libera
Pdf
"La cosmologia copernicana - Massimo Banfi"
Olivia Conversano, IIB
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