LA TRIGONOMETRIA NELLA GRECIA CLASSICA (510
a. C.-323 a.C.)
La trigonometria
(dal greco trígonon e métron: risoluzione del triangolo) è la
parte della matematica che studia i triangoli a partire dai loro angoli. Il compito principale della trigonometria, sta nel
calcolare le misure che caratterizzano gli elementi di un triangolo partendo da altre misure già note per mezzo di funzioni
trigonometriche. L'invenzione della trigonometria si può associare con
un certa sicurezza agli studi astronomici della
scuola
geometrica di Alessandria. La sua posizione centrale nel mondo mediterraneo
dell'antichità, fece di Alessandria il centro della matematica greca fin quasi
alla conquista araba, e il ponte attraverso il quale la geometria classica è
pervenuta, mediante la tradizione araba, fino all'età moderna. Uno dei tratti
della matematica alessandrina, accanto agli studi di matematica pura che
proseguirono vigorosi per vari secoli, fu un'attenzione costante per le
applicazioni scientifiche e tecniche, e di conseguenza per una matematica quantitativa,
attraverso la quale i risultati teorici della geometria classica potevano
trovare il loro corrispettivo nelle scienze della natura. L'astronomia
quantitativa ha bisogno di una geometria altrettanto quantitativa, in
particolare di una geometria della sfera, dato che sulla sfera celeste si
svolgono i moti di cui si vuole costruire una teoria. L'uso delle funzioni
trigonometriche nacque però principalmente in astronomia: del resto, gli
antichi popoli della Mesopotamia, i Babilonesi, si dedicavano parecchio alle
osservazioni astronomiche. Poi presso i Greci astronomia
divenne
una scienza molto legata alla matematica e in particolar modo alla trigonometria, al
punto di essere considerata parte integrante di essa. Per questo motivo alla
scienza greca spetta non solo il grande merito di aver fatto della matematica
quella disciplina deduttivo-dimostrativa che oggi conosciamo, ma anche quello
di aver impresso all’astronomia una svolta altrettanto epocale. Nel periodo
della Grecia classica (510 a. C – 323 a. C), quando ancora la trigonometria non
era stata teorizzata, due matematici e astronomi diedero l’avvio a questa nuova
materia riprendendo gli studi degli antichi. Ippocrate di Chio (fig.1)


ABC è un triangolo
rettangolo isoscele e H è il punto medio dell'ipotenusa BC.
L'arco BMC è un quarto della circonferenza di centro A e raggio AB.
L'arco BNC è metà della circonferenza di centro H e raggio HB.
La figura delimitata dai due archi si chiama lunula o menisco.
Il pitagorico Ippocrate di Chio dimostrò che l'area della lunula BMCN è uguale a quella del triangolo rettangolo ABC.
L'arco BMC è un quarto della circonferenza di centro A e raggio AB.
L'arco BNC è metà della circonferenza di centro H e raggio HB.
La figura delimitata dai due archi si chiama lunula o menisco.
Il pitagorico Ippocrate di Chio dimostrò che l'area della lunula BMCN è uguale a quella del triangolo rettangolo ABC.
Chi sa fare altrettanto?
la lunghezza del cateto=
AB.
Per il teorema di Pitagora, si ha che CB = aÖ2, BH = (aÖ2)/2. L'area del triangolo ABC è: a2/2 L'area della lunula è la differenza fra le aree del semicerchio BNC e del settore circolare BMC.
Area semicerchio BNC = p·BH2/2 = pa2/4
Area settore BMC = p·AB2/4- a2/2 = pa2/4 - a2/2
Per il teorema di Pitagora, si ha che CB = aÖ2, BH = (aÖ2)/2. L'area del triangolo ABC è: a2/2 L'area della lunula è la differenza fra le aree del semicerchio BNC e del settore circolare BMC.
Area semicerchio BNC = p·BH2/2 = pa2/4
Area settore BMC = p·AB2/4- a2/2 = pa2/4 - a2/2
Area lunula = pa2/4 - pa2/4 + a2/2 = a2/2
Come si vede, i due termini pa2/4 si eliminano a vicenda e
rimane a2/2, che è proprio l'area del triangolo rettangolo.
Eudòsso di Cnido, (408 a.C. – 355 a.C.) (fig.3)

Ora, per
dire che a/b = c/d si può proseguire in questo modo: Prendendo 2 qualsiasi
numeri interi, m e n, essi formano gli equimultipli m*a e m*c del primo e del
terzo, così come formano i due equimultipli n*b e n*d del secondo e del quarto.
Ora, se m*a > n*b si deve anche ottenere che m*c > n*d (e così via con =
e <) . Si nota che la definizione dipende dal paragone tra le quantità
simili m*a e n*b e le quantità simili m*c e n*d e non dipende dall'esistenza di
una comune unità di misura di queste quantità. La complessità della definizione
riflette la profonda innovazione concettuale e metodologica coinvolta.
Nell'Antica Grecia gli astronomi cercavano di creare modelli geometrici che potessero imitare il movimento celeste. Identificare il lavoro astronomico di Eudosso come una categoria separata dalla matematica è perciò una convenienza moderna. Su questo argomento Eudosso scrisse dei libri ma, ad oggi, ne rimangono solo alcuni titoli
1.
Eclissi di Sole
2.
Ottateride (su un ciclo lunare/solare di otto
anni)
3.
Phaenomena e Entropon (sull'astronomia sferica)
4.
In Movimento (sui movimenti planetari).
Nella prima metà del IV secolo a.C. Eudosso di Cnido elabora il primo modello geometrico dei moti celesti, il cosiddetto sistema delle sfere omocentriche (fig.4) . Ingegnoso ed elegante, ma incapace di rendere conto di alcune importanti evidenze empiriche, esso sarà soppiantato dalla teoria epiciclica, ideata Apollonio di Perga nel secolo successivo. La nuova teoria condurrà alla nascita di quella branca della matematica, oggi nota come trigonometria, che consentirà di esprimerne tutte le potenzialità.

Bibliografia e sitografia:
-
Wikipedia
-
Enciclopedia Treccani
-
Britannica. com
ELENA BARTOLINI
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