LA TRIGONOMETRIA E ARISTARCO DI
SAMO
La trigonometria (dal greco τρίγωνον, "triangolo" e -μετρία, "misura") è la branca della matematica che, insieme alla goniometria, che studia la misurazione degli angoli e delle funzioni
a essi legate, si occupa delle funzioni trigonometriche e mette in relazione
l’analisi matematica con la geometria piana. Il termine che designa la suddetta
branca fu scelto dal matematico tedesco Bartholomaeus Pitiscus che nel
1595 intitolò un libro “Trigonometria, ovvero un trattato breve e intelligente
sulla risoluzione dei triangoli”.
Copertina del trattato di B.Pitiscus
“Trigonometria, ovvero un trattato breve
e intelligente sulla risoluzione dei
triangoli”
La trigonometria ha come principale
obiettivo la risoluzione del
triangolo, ovvero il calcolo delle misure che caratterizzano gli elementi di un
triangolo (lati, angoli, mediane, etc.) a partire da altre misure note (almeno
tre, di cui almeno una lunghezza), per mezzo di specifiche funzioni. La trigonometria è da considerarsi uno degli
strumenti più efficaci del cosiddetto ‘calculus’, ovvero l’insieme delle
fondamentali aree intorno a cui si sviluppa la matematica moderna: analisi
matematica, geometria analitica e algebra lineare. Prima dell’utilizzo dei
logaritmi le formule trigonometriche permettevano la trasformazione dei prodotti in somme e quindi semplificavano i calcoli, ma anche le trasformazioni
di rotazione e rototraslazione. Pertanto la trigonometria diventa la chiave d’accesso alla cinematica e alla dinamica.
La trigonometria è in origine
la parte matematica dell’astronomia, come si sviluppa nell’ambito della
matematica greca ellenistica; si sviluppò nel tempo attraverso le implicazioni
pratiche con diverse scienze sperimentali:
-topografia e geodesia: calcolo
della distanza fra due punti accessibili ma non visibili tra loro, fra due
visibili ma uno non accessibile, calcolo dell’altezza di una torre o di una
montagna rispetto al piano orizzontale dell’osservatore, misurazione del raggio
della Terra o risoluzione del problema di Snellius-Pothenot (esso consiste nel
determinare la posizione di un punto P rispetto a tre punti dati A, B e C in modo
che essi siano complanari).
-astronomia:
calcolo della distanza dal pianeta Terra al Sole, alla Luna, il
raggio della Terra e anche per misurare la distanza tra i pianeti.
-geografia: calcolo delle distanze su mappe: cioè si usano meridiani e paralleli per misurare la lunghezza
-medicina:
lettura degli elettrocardiogrammi attraverso le funzioni seno e coseno
-fisica: misura della traiettoria
di un oggetto: cercando un angolo e avendo un punto ben definito dove è mirato,
è possibile calcolare la traiettoria della palla, o di un razzo o di un
proiettile.

calcolo dell'altezza di una torre calcolo di una traiettoria
La trigonometria si avvale di
alcune funzioni fondamentali dette funzioni
trigonometriche, o funzioni
goniometriche, o funzioni circolari
importanti nello studio dei triangoli e nella modellizzazione dei fenomeni
periodici, oltre a molte altre applicazioni, tra cui le sopracitate. Prendendo
in considerazione la circonferenza goniometrica e un angolo orientato α, e sia P il
punto della circonferenza associato ad α, definiamo coseno e seno dell’angolo α, e
indichiamo con cos α e sin α, le funzioni
che ad α associano,
rispettivamente, il valore dell’ascissa e quello dell’ordinata del punto P.
circonferenza goniometrica e funzioni
La funzione tangente, invece, che indichiamo con tan α, associa il rapporto tra l’ordinata e l’ascissa del punto P: tan α = sin α / cos α. Le funzioni reciproche di sin α, cos α e tan α sono
rispettivamente le funzioni cosecante (csc α=
1 / sin α), secante (sec α= 1 / cos α) e cotangente (cot α= 1 / tan α). Le funzione inverse di sin a, cos a e tan a
sono invece rispettivamente le funzioni arcoseno (arcsin), arcocoseno
(arccos)
e arcotangente (arctan). Le funzioni seno e coseno
possono essere espresse tramite due grafici: la sinusoide per il seno e la cosinusoide per il
coseno (illustrati qui sotto).
I primordi dello studio della
trigonometria risalgono all’epoca della civiltà egizia, che si avvaleva della
trigonometria in campo architettonico, ma un poderoso contributo fu apportato
da babilonesi, greci, indiani e arabi.
E’
sicuramente da considerarsi focale lo studio effettuato a riguardo proprio da
un astronomo greco: ARISTARCO
DI SAMO.
Aristarco di Samo in un dipinto seceintesco
Statua di Aristarco di Samo,
università ‘Aristotele’ di Salonicco
Aristarco di Samo (in greco antico: Ἀρίσταρχος
ὁ Σάμιος) nacque a
Samo nel 310 a.C e morì sempre in loco nel 230 a.C. In vita fu astronomo,
matematico e fisico. Studiò ad Alessandria d’Egitto ed ebbe come maestro
Stratone di Lampsaco.
L’unica opera di Aristarco che ci è pervenuta è il trattato "Sulle
dimensioni e distanze del Sole e della Luna", ma le fonti indicano che fu
il primo sostenitore della tesi eliocentrica. Probabilmente le sue opere non
ebbero un gran successo, ecco perché non molto è giunto a noi riguardo i suoi
testi o la sua vita. Al suo insuccesso
contribuì la portata innovativa delle sue teorie, non comprese dai
contemporanei.La maggior parte delle
informazioni su di lui provengono da alcuni scrittori classici come Archimede e
Plutarco.
« Aristarco ha pubblicato un
libro contenente certe ipotesi da cui appare, come conseguenza delle assunzioni
fatte, che l'universo è molte volte più grande dell'universo appena citato. Le
sue ipotesi sono che il sole e le stelle fisse restano ferme, che la terra gira
intorno al sole sulla circonferenza di un cerchio di cui il sole occupa il
centro, e che la sfera delle stelle fisse, situata intorno allo stesso centro,
è così grande che il cerchio in cui egli suppone che la terra si muova dista
dalle stelle fisse tanto quanto il centro della sfera dista dalla sua superficie
»
Secondo
Plutarco, inoltre, Aristarco era un seguace di Eraclide Pontico (filosofo e
astronomo greco) che pensava che la rotazione diurna delle stelle fisse fosse
dovuta alla rotazione della Terra sul suo asse.
Di
Aristarco parla anche Vitruvio (I sec. d.C.), architetto e ingegnere romano,
che lo cita nel ‘De
Architectura’ tra coloro cui si devono invenzioni e risultati di
particolare rilievo per lo sviluppo delle scienze e della tecnica.
E’
considerato un precursore di Copernico poiché sostiene una visione eliocentrica
del cosmo. Una visione in cui il Sole, fermo, occupa il centro del sistema e
Terra e Pianeti gli orbitano intorno, mentre la Luna orbita intorno alla Terra
e le stelle sono fisse sullo sfondo. Per le sue teorie, non accettate ai tempi
(come spiegato in precedenza), si diceva che fosse stato condannato per empietà
e per ‘aver turbato il riposo di Estia’, cioè del fuoco divino racchiuso nella
Terra. Leopardi scrisse di quest’avvenimento nella sua ‘Storia dell’astronomia’.
Erma di Aristarco di Samo conservata al British Museum
Ciò
di cui si occupò principalmente Aristarco in campo trigonometrico e astronomico
è la deduzione geometrica della distanza fra Terra e Sole sulla base delle
osservazioni.
Egli
partì dalle seguenti ipotesi:
- alla Terra in
modo che sia la Terra è una sfera;
- il Sole è lontano, ma non troppo perché i suoi raggi colpiscano Terra e Luna con angoli diversi
- la Luna orbita intorno alla Terra in modo che sia possibile avere le eclissi
Quando la Luna è illuminata per metà forma con la Terra e il Sole
un triangolo rettangolo
Aristarco procedette misurando l'angolo β compreso tra la direzione
Terra-Sole e la direzione Terra-Luna e comprese così che si poteva calcolare il
rapporto tra le loro distanze mediante ragionamenti di natura geometrica.
Supponendo
che il diametro dell'ombra della Luna corrisponda a quello della Terra, il
diametro della Luna dovrebbe essere la metà del diametro terrestre. Aristarco
cercò di osservare il momento esatto in cui metà della Luna veniva illuminata
dal Sole. Affinchè questo avvenga occorre che l'angolo Terra-Luna-Sole sia
esattamente 90 gradi. Conoscendo il moto del Sole lungo la sfera celeste,
Aristarco fu anche in grado di individuare il punto P del cielo, sull'orbita
lunare (vicino all'eclittica), che era esattamente a 90 gradi dalla direzione
del Sole come visto dalla Terra.

Aristarco
sapeva infatti che, se il Sole era molto lontano, la Luna al primo (o
all'ultimo) quarto sarebbe stata anch'essa su questa linea. Stimò tuttavia che
la direzione verso il quarto di Luna formasse un piccolo angolo α con la
direzione verso P, circa 1/30 di angolo retto, cioè 3°. Anche geometricamente
si osserva che l'angolo TSL (Terra-Sole-Luna) è uguale a 3°.
Se Rs è
la distanza della Terra dal Sole e RL quella dalla Luna, una
circonferenza completa intorno al Sole alla distanza dalla Terra avrebbe una lunghezza
di 2πRs (π = 3,14159...). La distanza RL = TL è quindi pari a un
arco di quella circonferenza, corrispondente a soli 3° cioè 1/120 della
circonferenza completa. Ne segue che
LT/ST ~ sen 3°
Ma
sen3°~1/19, per cui ST~19 LT (In realtà, oggi sappiamo che ST~ 388 LT)
Poichè 0
‹ α ‹ β ‹ π /2 , segue che
sen α ‹ α ‹ tg α e sen β ‹ β ‹
tg β
per cui
sen α /sen β › α / β › tg α /tg β
Aristarco sa che il Sole e la Luna si vedono
dalla Terra sotto lo stesso angolo (circa 30°) , dunque
Rs ~ 19 RL
Infine,
egli dimostra che
19/60 ‹ RL/RT ‹ 43/108
19 /3 ‹ RS/RT ‹ 43/6
Le
misurazioni compiute da Aristarco erano imprecise. L’angolo α, invece
di essere di 3°, è in realtà così piccolo (circa 20 volte più piccolo) che
Aristarco non poteva essere in grado di valutarlo, specialmente senza un
telescopio. L'effettiva distanza del Sole è così circa 400 volte quella della
Luna, non 19 volte, e quindi il diametro del Sole è circa 400 volte quello
della Luna e più di 100 volte quello terrestre. Che il Sole sia però
enormemente più grande della Terra, che è la conclusione principale tratta,
rimane tuttora valido. Aristarco poteva anche dire che l'angolo α era al
massimo 3°, nel qual caso il Sole sarebbe stato come minimo 19 volte più
lontano della Luna, e il suo diametro come minimo 19/3 volte quello della
Terra. In realtà egli disse così, ma sostenne anche che era minore di 43/6
volte rispetto a quello terrestre (i Greci usavano le frazioni semplici, non
conoscendo i decimali), e questo valore si rivelò completamente errato, essendo
il Sole molto più grande della Terra.
Aristarco
per misurare gli angoli ebbe bisogno di un particolare strumento, oggi conosciuto
con il nome di diottria di Ipparco.
Bibliografia e sitografia:
- Wikipedia, enciclopedia libera
- libro di testo Matematica.azzurro
- Treccani, enciclopedia
- Ripmat
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